Skip to content

L’essere umano – essere in relazione

L’essere umano – essere in relazione

La nostra visione dell’essere umano nasce da radici umanistiche: un essere unico, intero che vive più dimensioni dentro di Sé, che compongono una visione globale, “olistica”: …

Scopri di più

La lettera “E”

La lettera “E”

A tutti accade di vivere contemporaneamente realtà e situazioni diverse; talvolta entrambe importanti oppure contrastanti, ma anche opposte, che hanno un duplice valore.

Scopri di più

Il piacere è la forza creativa della vita

Il piacere è la forza creativa della vita

Per Olos il piacere è la forza creativa della vita; in quest’ottica si interroga su che cosa significhi per le persone vivere il piacere, e come il piacere, la felicità, il benessere ma anche le nuove paure siano collegate al mondo attuale, e in quali modi diversi. …

Scopri di più

L’essere umano – essere in relazione

La nostra visione dell’essere umano nasce da radici umanistiche: un essere unico, intero che vive più dimensioni dentro di Sé, che compongono una visione globale, “olistica”: Corpo E Mente E Relazione. Un essere umano, quindi, fatto di Corpo – non riferito al corpo prestazionale, che deve ben funzionare per non ammalarsi e che deve essere gradevole – che sente energia, sensazioni, emozioni, sentimenti. Che vive anche esperienze di contatto; cioè il bisogno umano di toccare e di essere toccato.

CORPO

Un Corpo che cerca esperienze piacevoli e di nutrimento  sensoriale, emozionale, relazionale e di contatto; che vive il piacere di caricarsi e di scaricarsi: è un evento psicofisiologico naturale.

MENTE

Una Mente che è ricca di straordinarie capacità: di pensare, riflettere, memorizzare, valutare, credere, pianificare, progettare, immaginare, fantasticare, sognare, e tanto altro.

RELAZIONE

E la relazione: il termine indica il rapporto tra due elementi, almeno due. Da quando siamo concepiti, nasciamo e viviamo, siamo sempre in relazione con l’altro. E proprio attraverso la relazione con l’altro impariamo a sviluppare un’altra relazione: quella con noi stessi.

L’organismo/persona  vive queste dimensioni, tutte, in qualunque momento della vita, marginale o importante che sia. Sempre.

L’organismo/persona vive in ogni esperienza tutto insieme, perché il corpo e la mente – pur avendo linguaggi, bisogni, ritmi e tempi diversi – sono sempre in relazione tra loro: sono due dimensioni interdipendenti che coabitano al suo interno.

Tutto quello di cui la mente ha facoltà è in relazione con il corpo. Dunque i pensieri e i sogni sono in relazione con il corpo.

E anche le emozioni, i muscoli, gli organi: tutto.

MENTE E CORPO

Un unico organismo permeabile e vivo, capace di rispondere in modo intelligente e sensibile anche nella malattia che è la sua risposta vitale, perché anche in essa segnala e comunica creando un’opportunità per ritrovare salute.

La Lettera E

A tutti accade di vivere contemporaneamente realtà e situazioni diverse; talvolta entrambe importanti oppure contrastanti, ma anche opposte, che hanno un duplice valore.

Questa esperienza umana spesso viene chiamata ambivalenza.

Nella realtà organismica l’ambivalenza fa parte dell’essere umano e delle relazioni che vive.

Chiedersi come egli viva queste esperienze ambivalenti porta a rispondere che spesso le vive come due mondi diversi, che appaiono antitetici e inconciliabili, che è impossibile congiungere.

L’uno che esclude l’altro: una forma di dicotomia, di separazione e di giudizio tra aspetti o parti diverse della propria esperienza che sembra vadano in conflitto:

Le fragilità dell’uomo o le potenzialità?

Il corpo o la mente?

I cambiamenti o la continuità?

Il desiderio o la paura delle relazioni affettive?

Le risorse o i limiti?

La paura o il coraggio?

La spiritualità o la materialità?

I legami o la libertà?

Il piacere o il dolore?

La “O”, quindi, per escludere e dividere, per bloccare… Che cosa? Il rapporto, la relazione che si ha con parti di sé e con gli altri.

Un conflitto che – quando sia vissuto in modo inconsapevole, oppure sia combattuto o rifiutato – può essere somatizzato.

E così facendo si configura una realtà parziale in cui la persona è costretta ad “impoverire”  la  visione di se stessa, degli altri e delle proprie relazioni, il proprio modo di comunicare, le tappe della vita e i propri progetti.

Ovvero ridurre chi egli è.

Nella nostra visione cerchiamo di sostituire alla lettera ”O” la lettera “E”, usando la “E” per congiungere e  integrare parti che hanno diritto di cittadinanza.

Se, ad esempio, prendiamo in considerazione “dolore e piacere”, possiamo osservare un caso in cui la persona può risultare ambivalente: da un lato dice e sostiene di voler uscire dal dolore, dall’altro di trovarsi nell’imbarazzo di “vivere il piacere”. Se saprà ascoltarsi noterà da una parte di saper affrontare e superare esperienze di dolore, di qualsiasi natura (fisica, emotiva, psicologica, relazionale) e di possedere la capacità di riuscire ad attraversarle, senza uscire dal dolore; dall’altra di avere un bisogno vitale di sentire e vivere esperienze di piacere, senza imbarazzo.

Dunque: “dolore E piacere”.

L’ambivalenza, ancor prima di essere una esperienza, è parte della complessità della vita. Il Counselor PsicoCorporeo Relazionale accoglie, comprende e sostiene questa condizione della persona e le permette di andare verso una nuova esperienza di consapevolezza in cui può prendersi cura di sé.

 

E Marcel Proust scrive:

"L'unico vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi."

E’ questa la nostra visione: vedere con nuovi occhi la stessa realtà.

E’ noto che la vita non è solo quella personale, ma è anche quella incastonata in questo mondo, e il modo e la qualità di essere in  relazione cambiano a seconda del mutare dei fattori culturali, dunque, a seconda del modello di società. Per secoli le relazioni familiari, sociali, culturali, economiche sono state intese come un valore stabile, sicuro, definitivo, spesso indiscusso, in cui trovarsi e riconoscersi. Oggi non più, è molto diverso.

La nostra società moderna ci propone una realtà fatta di cambiamenti, spesso straordinari, di novità rispetto al passato. Essi sono spesso caratterizzati da alcune qualità comuni: sono veloci, continui e repentini; e sembrano non consolidarsi mai, per cui possono far sentire eccitazione ma anche un senso di precarietà e di instabilità. Il mondo intero è parte di questa continua trasformazione.

Il famoso sociologo Zygmunt Bauman, a cui si riconduce la visione di Olos, parla di una modernità liquida, come lo sono i corpi liquidi che non possono mantenere a lungo la propria forma.  Al riguardo scrive:

”….Una società in cui noi siamo moderni, trasgressivi, ossessionati, attratti e dipendenti dai cambiamenti: ciò che è di ieri è obsoleto…”. “E si va a caccia continuamente, verso una nuova realtà, per imparare qualcosa di nuovo che si potrà utilizzare in futuro.” E prosegue: “…anche il linguaggio cambia forma: dall’essere in relazione, all’essere in connessione. E il modo di stare in relazione con noi e con gli altri non può che riflettere questa liquidità. E questo in noi spesso crea incertezza: dover ricreare una strategia di vita e non sapere quanto durerà.” 

Nella nostra società i legami sono  spesso associati a desideri opposti: stringere legami e mantenerli allentati.

Siamo, infatti, ansiosi di instaurare relazioni ma al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni stabili, per non dire definitive, perché temiamo che tale condizione possa comportare oneri e tensione che non vogliamo portare, e che dunque possa fortemente limitare una certa idea di libertà.

Bauman la chiama “l’epoca della relazione tascabile”, che si può tirare fuori all’occorrenza e quindi “rificcare in tasca quando non serve più”.

Per questo la visione del counseling psicocorporeo relazionale osserva e prova ad interpretare l’ambivalenza della società attuale, che da un lato è moderna e liquida ma dall’altro ha un evidente bisogno di umanità, cioè di avere la capacità di vivere sentimenti e relazioni significative, con continuità, vicinanza e legami con le proprie radici.

E’ primario intendere e vivere la relazione alla luce di quanto appena scritto, ovvero:

•  Esistiamo perché siamo in relazione, non possiamo immaginare di vivere senza essere in relazione

•  Attraverso la relazione con l’altro impariamo a costruire una relazione con noi stessi

•  Come viviamo le relazioni ha a che fare con la nostra salute e anche gli aspetti culturali influiscono

•  Viviamo in una società moderna, liquida, con cambiamenti continui in cui manteniamo un antico  bisogno di radicamento, di continuità e di vicinanza

•  Sentiamo il desiderio e anche la paura di coinvolgerci nelle relazioni affettive

Dunque, nella visione del Counseling PsicoCorporeo Relazionale c’è salute quando l’organismo si muove verso la vita con tutte le sue parti, unito e permeabile, e così entra nel complesso sistema di relazioni con il mondo; quando l’individuo è capace di mettere in relazione il suo mondo interiore e il mondo esterno, ossia l’ambiente e l’Altro, mantenendo un rapporto di relazione costante e continuo, che gli permette di esistere.

Il piacere è la forza creativa della vita

“Il piacere nel vivere incoraggia la creatività e l’espansività, la creatività aggiunge piacere e gioia alla vita”. (A. Lowen)

Per Olos il piacere è la forza creativa della vita; in quest’ottica si interroga su che cosa significhi per le persone vivere il piacere, e come il piacere, la felicità, il benessere ma anche le nuove paure siano collegate al mondo attuale, e in quali modi diversi.

Alcuni analisti francesi sostengono che stiamo passando da una prospettiva del futuro basata sul desiderio, ad una prospettiva basata sull’idea della minaccia, del pericolo.

Secondo la visione di Olos il piacere è una componente fisiologica basilare della persona: è nutrimento; quell’ingrediente che dà un senso di unità, di salute e di espansione, sia all’organismo/persona che alla relazione che egli ha con gli altri e l’ambiente.

Ed è un diritto fondamentale di ogni essere umano, un valore esistenziale e sociale da trasmettere.

Secondo questa visione, la persona

1) ha in sé risorse e forza intrinseca che la guidano verso il piacere, il benessere, la costruzione, l’evoluzione, la realizzazione di sé. Questa tendenza si esprime nel presente della persona

2) ha un organismo –  corpo/mente – con una grande potenzialità comunicativa; infatti comunica e sente, nella sua autoregolazione cerca il piacere, il nutrimento; cerca di far funzionare le varie parti in modo sinergico; sviluppa, crea salute attraverso processi organismici intelligenti

3) può cercare e vivere il piacere, ad iniziare dal presente, nel qui e ora del suo tempo esistenziale

4) trova nelle relazioni con gli altri una delle fonti di piacere fondamentali per l’essere umano.

L’Associazione Olos cerca di portare il suo contributo culturale alla qualità della vita della persona attraverso esperienze diversificate, sviluppate in numerosi ambiti; tra esse in particolare il Counseling.

A questo proposito è bene sottolineare due aspetti:

1) È importante aiutare l’individuo/persona ad aiutarsi nel cogliere “quello che c’è“ nella propria  vita. Quello che è già presente, che è buono, che funziona.

Questa parte di esperienza è troppo spesso sottovalutata, banalizzata. Il counseling aiuta a dare valore a chi egli è, come è, come si muove nella propria vita, e quello che gli arriva dalla vita in termini di relazioni e di esperienze: tenerlo con sé, dentro di sé è una esperienza di piacere. Eppure, paradossalmente, è una esperienza difficile. Poiché mentalmente tutti vogliono vivere più piacere, ma nella realtà è difficile riuscire a sentirlo e pensarlo.

Coltivare “quello che c’è” significa prendere contatto, sentirlo, riconoscerlo, raccoglierlo, promuoverlo, prendersene cura e dargli un valore, un significato di senso: questo è fonte di piacere e di nutrimento per sé; questa è una fondamentale azione di aiuto nel Counseling.

2)  È fondamentale aiutare la persona a cogliere, scoprire, proteggere e garantire quelle che sono le aree buone per sé, le fonti di piacere che ci sono, anche se piccole, nel momento in cui  vive una situazione difficile. Il counseling aiuta a valorizzare quali sono. E quando la persona sta soffrendo, e sente forse tristezza, impotenza, frustrazione, sente dolore, in quei momenti ci sono domande necessarie e utili; ebbene, avere qualcuno che La accompagna in questo bosco esistenziale, come Virgilio per Dante, questo essere con l’altro ha a che fare con un senso di “possibilità di farcela”.

Perché la presenza dell’altro è una radice importante di nutrimento, ed è fondamentale per la buona riuscita di qualsiasi forma di relazione di aiuto. Infatti, nei momenti di difficoltà, quando la persona sente di avere qualcuno vicino, spesso dischiude un sentimento di gratitudine; e impara a vedere che non tutti gli spazi del proprio mondo sono completamente occupati da quella difficoltà, da quel dolore.

Quindi, il Counseling garantisce alla persona una forma di autonomia, di potenza personale, radici di consapevolezza e di azione verso il piacere. Questo è un messaggio pedagogico, sociale, culturale che il Counseling vuole dare.

Il piacere nel rapporto con sé: il radicamento di sé

Per il Counseling a mediazione corporea il corpo dispone di una radice primaria: sentire; sentire il piacere di essere vivi e di sentire pienamente la propria vitalità. E’ un diritto fondamentale. E’ la capacità che l’individuo ha di essere aderente all’esperienza corporea e non distaccato da sé. Dunque, c’é bisogno di ripartire dalla base,”back to basic”, e acquisire strumenti capaci di ridare vita a tutto l’organismo per tornare e ripartire dall’esperienza corporea. In bioenergetica ciò avviene essenzialmente attraverso due strumenti: il lavoro sul respiro e il lavoro sul movimento.

Si lavora per permettere a quella che si chiama tecnicamente “l’onda del respiro” di attraversare tutto il corpo, e di ampliare così la sensazione di piacere che ogni movimento e ogni esperienza porta con sé.

Il piacere e la relazione con l’altro e con l’ambiente

Interpretare e comprendere la parola piacere ha a che fare anche con il senso, profondo, di essere in relazione. Dello stare con l’altro. Edward Tronich, che studia la relazione precoce madre–bambino, delinea lo stato diadico di riconoscimento: il bambino ha bisogno di sentire la sensazione di essere riconosciuto altrimenti non cresce. E, per quanto non sia più bambino, anche l’individuo adulto, quando sia in un passaggio difficile della vita è importante che entri in “stati diadici”. Quegli spazi in cui c’è corresponsione, riconoscimento, quando egli sente che qualcun altro lo ha capito e lo accompagna; ed è pronto a fare il passo successivo. Questa connessione, questa relazione crea empatia e tutto il suo organismo sente piacere: il piacere di essere con l’altro, visto, capito, sentito; lo sente vicino. Questa vicinanza è fonte di piacere profondo per sé.

Dunque, il piacere non viene da solo, e la relazione con l’altro è il fondamento dell’esistenza e del piacere.

In questo nuovo scenario complessivo il Counseling PsicoCorporeo Relazionale affronta il piacere come forza creativa del mondo interiore della persona – in cui parte dall’ascolto del corpo – e del mondo esteriore, pragmatico e relazionale, dove si concentra sulle scelte, le azioni e le esperienze concrete. Il counseling restituisce al piacere il posto e il valore che può avere nella vita concreta e quotidiana della persona, integrando pertanto le polarità “apparentemente” antitetiche di sé, ma biologicamente connesse: il piacere e il dolore.

Il counselor aiuta in questo. Sostiene la persona nel suo percorso: imparare come poter sentire, vedere e riconoscere “quello che c’è” nel presente della sua vita, la libertà di immaginare e progettare quello che è buono per sé rispettando la propria individualità.

Dunque, le esperienze di piacere nella vita della persona non possono nascere da buone ricette valide per tutti, ma nascono dall’autoconsapevolezza e dalle scelte individuali di ognuno.

E’ un approccio originale e creativo alla vita. E’ un modo di essere.

Torna su