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Comunicazione e Counseling – Guida gratuita: i Video

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I 3 segreti del Counseling

  1. Relazione 2. Empatia 3. Risorse

Titoli dei video

1. Il Counseling: Perché la relazione è salute
2. Counseling rigenerativo: I 5 segreti dell’empatia vitale
3. Il Counseling: rigenerare le proprie risorse
Top view of business people in a meeting on white background. everyone is looking up and smiling

1. Relazione

2. Empatia

3. Risorse

Counseling è Salute

“Il Counseling è una professione che si occupa di relazione di aiuto, il suo obiettivo è migliorare la qualità di vita della persona, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità autodeterminazione.”

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Concediti una pausa in cui fermarti a dialogare con il tuo corpo e sentirlo vivo, sano e libero da tensioni croniche. Sperimenterai il potere dell’espressività delle emozioni, attraverso gesti carichi di affettività, che sapranno orientarti verso il piacere e la gioia di vivere. Scoprirai il potere della tua mente, imparando a rilassarla, sviluppando le tue capacità di concentrazione e meditazione, e libererai la tua creatività.

 

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Articoli di approfondimento

Articolo 1

“Una Nuova Realtà”

La nostra è una società moderna e bisognosa di umanità, che ci appare ambivalente, anche contraddittoria. Da un lato è e deve essere nuova, mutevole, moderna. C’è la globalizzazione che – con un’apertura dei confini territoriali e non solo, una moltitudine di possibili strade da seguire e tanta offerta – arricchisce e confonde. La coppia, la famiglia, il lavoro, le sicurezze personali e sociali, l’economia non sono più stabili, non durano più nel tempo. Bauman la definisce società liquida. C’è il “mondo virtuale”, che ha introdotto e declinato nuove forme di comunicazione straordinarie che tendono spesso a sostituire quelle fondamentali. Il ritmo, oggi veloce e denso di tante esperienze ed impegni, manca quasi totalmente di un vero “tempo libero”. Dall’altra parte questa società è ancora fortemente “bisognosa di umanità”, di stabilità. Di continuità. C’è il bisogno “arcaico ed attuale” di sentire, riscoprire e consolidare le proprie radici: chi sono; un proprio Grounding – come direbbe Alexander Lowen– un radicamento in Sé , nella propria realtà interna, esterna e metaforica.

C’è bisogno di dare spazio e ascolto al mondo interiore, chi sono, dove vado, da dove vengo, e alla relazione con l’altro; c’è la necessità di riappropriarsi di strumenti semplici e naturali che abbiamo già dentro di noi e di cui non siamo sempre consapevoli e che ci permettono di sentirci vivi e sensibili. E questo mondo interiore sembra troppo spesso dover escludere l’altro, quello esterno; questi due mondi ci appaiono antitetici, inconciliabili. Diretti verso mete troppo diverse. Impossibile congiungerli. L’uno che esclude l’altro. Quando viviamo un evento di natura relazionale, piacevole o spiacevole che sia, esso influisce sulle nostre emozioni, sui nostri pensieri e sulla nostra attivazione energetica e viceversa. Tutto il nostro organismo risponde in modo intelligente e sensibile, unito e compatto per vivere; anche la malattia è la sua risposta vitale, perché segnala e comunica.

Il concetto di “identità funzionale mente-corpo” (di W. Reich e A. Lowen) sta ad indicare quella stretta connessione, interdipendenza che c’è tra queste due strutture che si influenzano reciprocamente e costantemente, e che è necessario considerare come un sistema unico e inscindibile per poter guardare all’essere umano nella sua totalità. La salute è quando tutto l’organismo – unico e unito nel suo muoversi verso la vita – mantiene aperto il suo mondo interiore e il suo mondo esterno. Un organismo permeabile e vivo, un sistema aperto dentro e fuori.

Quindi, Il corpo E la mente E la relazione E mentre sono in contatto con me sono in contatto con te.

La nostra società – moderna e bisognosa di umanità – è ambivalente, dicevo. Ed anche il nostro mondo interno, spesso, vive di scenari ambivalenti: siamo forti e vulnerabili, con potenzialità e limiti. Ed ecco il conflitto: Ha più valore Il mio mondo interno o il mio mondo esterno? Seguo quello che sento o quello che penso? Ha più valore quello in cui credo o quello che faccio? Il piacere o il dovere? Io o tu? La spiritualità o la materialità? Sono buono o cattivo? Sono egoista o altruista? Sono forte o debole? Le mie risorse o i miei limiti? La paura o il coraggio? Il corpo o la mente? La continuità o il cambiamento? La natura o la cultura? Il piacere o il dispiacere? E si configura una realtà parziale, in cui siamo costretti ad impoverire i nostri schemi affettivi e motori, la visione di noi stessi, degli altri, il nostro modo di comunicare, le tappe della vita e i nostri progetti. Carl Rogers dice:“il Counselor aiuta la persona ad essere quello che già è.” Quello che la persona già è, ma non si vede, o non si basta, o si giudica, o si reprime, rifiuta, somatizza… Ed ecco la mia proposta: ho visto con nuovi occhi la stessa realtà. L’ambivalenza è fisiologica, anzi ci rappresenta.
La E per congiungere, per affiancare, per integrare parti che hanno diritto di cittadinanza e che ci rappresentano.

  • Seguo quello che sento E quello che penso
  • Ha valore quello in cui credo E quello che faccio
  • Il piacere E il dovere
  • Io E tu
  • La spiritualità E la materialità
  • Sono buono E cattivo
  • Sono egoista E altruista
  • Sono forte E debole
  • Le mie risorse E i miei limiti
  • La paura E il coraggio
  • Il corpo E la mente
  • La continuità E il cambiamento
  • La natura E la cultura
  • Il piacere E il dispiacere

(Potremmo fare una infinità di esempi…)
Ed ancora una volta si presenta una realtà complessa, ricca, fatta di dissonanze e di assonanze, di armonie. Come è la nostra umanità. Ritengo necessario e doveroso pensare come più persone possibili possano fare questa esperienza unica e preziosa di conoscersi e di potersi esplorare, di poter andare verso se stessi; di poter percorrere la propria vita scambiandosi le esperienze, e confrontandosi con delle persone esperte e sensibili sui temi della vita che li riguardano. Tutti hanno bisogno e desiderano evolversi, tutti hanno bisogno e diritto di contatto affettivo, di sperimentare i propri talenti, di sentirsi capaci di attraversare le difficoltà. Questi sono bisogni antichi e, nel contempo, attuali, perché sono nella natura dell’uomo e della donna. Qual è un bisogno del tutto nuovo nella società odierna? Farsi delle domande nel presente e darsi delle risposte per il presente. Risposte concrete che facciano di nuovo sperare e sognare.
Quando? Ora, Subito
Quindi, in questa società fatta di bisogni antichi e nuovi ecco che sono necessarie nuove professioni che – sia in ambito pubblico che privato – cerchino di rispondere alle richieste individuali e sociali in un modo nuovo e adeguato. Nuove figure che si occupano di prevenzione e di promozione della salute. E la psicologia assume nuovi connotati; e si formano nuovi professionisti. In Italia , il counselingè riconosciuto come una nuova professione. Il counselorè un professionista, un esperto di comunicazione e di dinamiche relazionali.

Il nostro è un COUNSELING PSICOCORPOREO  RELAZIONALE

Ci occupiamo di rispondere ai nuovi bisogni della societa’ moderna. Facciamo Prevenzione: Prendersi cura di sé, specificando la differenza tra prendersi cura e curare. Qui e ora, nel presente, imparando ad autoregolarsi. E poi facciamo Empowerment: Promuovere la salute e la crescita nelle persone. Cerchiamo le cause della salute.


Intervento della dott.ssa Annamaria Napoletano al Convegno di Omeosinergia del novembre 2013

Articolo 2

“Che cosa è la Relazione d’aiuto”

La relazione d’aiuto è un tipo particolare di relazione umana. Così la definisce nel 1951 Carl Rogers, il fondatore del Counseling:

“una relazione in cui almeno uno dei due protagonisti ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, la maturità ed il raggiungimento di un modo di agire più adeguato e integrato. L’altro può essere un individuo o un gruppo. In altre parole, una relazione di aiuto potrebbe essere definita come una situazione in cui uno dei partecipanti cerca di favorire in una o ambedue le parti, una valorizzazione maggiore delle risorse personali del soggetto ed una maggior possibilità di espressione”.

Con C. Rogers e la nascita del Counseling si forma una visione antropologica ‘nuova’ dell’uomo e della relazione di aiuto. Scrive Rogers : ”[…] l’uomo non ha semplicemente le caratteristiche di una macchina, non è semplicemente prigioniero di motivi inconsci; è una persona impegnata a creare se stessa, una persona che crea il significato della vita, una persona che incarna una dimensione di libertà soggettiva “ (C.Rogers – La terapia centrata sul cliente).

Emerge chiaramente che la presa di distanza del counseling di Rogers dai precedenti modelli non dipende tanto da un disaccordo circa gli aspetti teorici della relazione d’aiuto, ma da una diversa concezione filosofico-globale dell’uomo nel mondo: l’essere umano non è solo una macchina da condizionare, bensì un soggetto attivo, autonomo e responsabile, fondamentalmente libero di creare i propri sensi, significati, scopi e valori nella vita e che dispone in sé, almeno a livello potenziale, la forza necessaria a superare le difficoltà psicologiche-esistenziali-sociali che la sua esistenza nel mondo gli riserva. Nella nuova visione antropologica indicata da Rogers, quello che spicca è il concetto di vita-in-relazione: noi viviamo solo se siamo “esseri nel mondo”, “esseri in relazione”. Questa concezione di un soggetto attivo, libero, autonomo, responsabile, e corredato di un proprio potere personale per risolvere i suoi problemi dopo averne maturato piena consapevolezza, costituisce dunque l’antropologia che sta alla base di quelle caratteristiche di autonomia, responsabilità e libertà del cliente che sono le fondamenta del Counseling.

La relazione d’aiuto funziona nel momento in cui tra chi offre l’aiuto e chi lo riceve si instaura un legame di fiducia, perché è proprio questo legame che permette alla persona di aprirsi e di condividere con l’operatore i personali vissuti. Il legame di fiducia si svilupperà se il counselor sarà in grado di porsi in una condizione di ascolto empatico, di assenza di giudizio e di accettazione incondizionata.
Ogni persona ha l’occasione di imparare che cos’è l’ascolto empatico purché vi sia qualcuno che glielo offra. L’empatia è un fenomeno non solo mentale, ma che riguarda l’intera esperienza corporea, richiede un profondo contatto con sé stessi a livello sensoriale ed emotivo e la sua espressione interessa prevalentemente l’emisfero destro del cervello che è fucina della creatività. Entrare appieno nel processo creativo induce la persona ad andare oltre ai suoi abituali orizzonti, trovare nuove risposte, fidarsi delle sue intuizioni e fantasie. Insieme al counselor, anche se in maniera diversa, l’esperienza creativa e di contatto diventa un nutrimento profondo dell’anima. Per il cliente l’ascolto empatico del counselor si trasforma in capacità di auto-sostegno, ma entrambi sono nutriti dall’essere profondamente immersi nel processo creativo di trasformazione nelle reciprocità.

Rare sono nella vita le soddisfazioni così profonde come quella di creare insieme. Tale ricchezza di scambi, orientata al benessere della persona, può verificarsi pienamente solo se il counselor non trascura sé stesso, la sua crescita personale, il suo corpo, la fertilità della sua mente, la cura della propria sensibilità.

Il primario compito del Counselor consiste proprio nel ricreare le condizioni che facilitino lo sviluppo e la crescita della persona attraverso la creazione di un ambiente favorevole. La creazione di un “atmosfera empatica” e l’alleanza, che il cliente percepisce e che crea il miglior ambiente possibile per il “setting”, costituisce la quintessenza del counseling psicocorporeo in quanto permette la realizzazione delle condizioni stesse che danno al cliente la fiducia nelle sue capacità risolutive, e che gli consentono di contattare la sua forza motivazionale. Tutti questi passaggi non possono e non devono fermarsi tra le mura del colloquio, il circolo virtuoso comincia lì in quel punto per poi dipanarsi al di fuori, nella vita di tutti i giorni, e questo ha un grande potenziale di ricaduta sulla società.

Mi domando ancora: in una relazione di aiuto c’è chi dà e chi riceve?

Le ricerche oggi dimostrano ampiamente quello che molti autori  come Reich e Lowen già dagli anni 40 avevano rilevato attraverso il lavoro con il corpo nella loro preziosa attività clinica e teoretica. Il bambino dal momento in cui si ‘incarna’ nella vita è un soggetto attivo nella relazione con la mamma, ‘offre’ relazione e ‘crea insieme’,  ‘ crea con’ la mamma una relazione unica e originale.Il bambino’ è parte attiva della relazione anche se all’interno di un ruolo in cui esprime un ‘ bisogno vitale di aiuto’. Questo è quello che accade anche nella vita adulta. Credo fermamente che una relazione di aiuto sia ogni relazione umana, la relazione genitore – figlio, quella tra fratelli, la coppia , la relazione medico – paziente etc , in cui vi siano delle componenti di reciprocità e creativita’. Una relazione nella quale ognuno dà e prende, ognuno è parte attiva della relazione. Accade anche nella relazione tra il counselor e il cliente.

Allora “chi aiuta chi?”

Enrambi i soggetti, contemporaneamente, nella relazione umana. Ciò che cambia sono le “competenze di aiuto”. La nostra visione psicocorporea della relazione di aiuto vede unire e integrare le istanze fondamentali di alcuni autori trasformandole in un approccio inedito in cui regnano, insieme a quegli aspetti condivisi nel counseling del rispetto, dell’accoglienza incondizionata, dell’ascolto empatico e del sostegno, alcuni elementi caratteristici: la semplicità, vivere le esperienze e andare incontro alla persona con umanità; L’alleanza operativa, un rapporto di collaborazione rispetto ad un obiettivo, più spiccato nella relazione di counseling rispetto ad altre relazioni di aiuto; La concretezza, la via maestra per garantire la ‘centralità del cliente’, un’azione attiva verso le sue richieste esistenziali; La creatività, un’opera di trasformazione in cui il cliente , insieme al counselor, coglie e inventa nuovi comportamenti e modalità, nuove risorse inaspettate. Creano insieme come un pezzo a quattro mani.

La visione intera della persona ‘Corpo Mente Relazione’. La persona è “tutto in uno”.

Annamaria Napoletano

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